CONFERENZA EUMESWIL: “Grandi scrittori perseguitati: Bulgakov e Solženicyn”

C

Relatori: Gabriella Elina Imposti e Giovanni Antonucci.

Sabato 7 maggio – ore 17

Hotel Croce di Malta

Via della Scala 7

Firenze

Programma

La censura e il rapporto tra scrittore e potere è uno dei temi che percorrono come un filo rosso il romanzo Il Maestro e Margherita, che è uno dei più celebri della narrativa mondiale del Novecento. Non è difficile vedervi chiare allusioni autobiografiche al sofferto e contraddittorio rapporto dello scrittore con la sua “arte” da un lato e il potere dall’altro. Come il Maestro, Michail Bulgakov in un momento di disperazione distrusse una prima versione del suo romanzo per poi “resuscitarlo” dalle fiamme e completarlo poco prima di morire di una grave malattia che lo aveva privato della vista.

Il manoscritto restò in un cassetto per oltre vent’anni. Ma, come si esprime un personaggio del romanzo “i manoscritti non bruciano”. E, pur in versione censurata, il romanzo fu pubblicato per la prima volta in URSS tra il novembre 1966 e il gennaio 1967. Il tema della censura è centrale anche in altre opere di Bulgakov. Pensiamo a Romanzo teatrale oppure sulla figura di Molière ne La cabala dei bigotti. Nel settembre 1929 Michail Bulgakov si rivolge a Gorkij, chiedendo di sostenere la sua richiesta di espatrio: “Non posso scrivere niente. E’ tutto vietato, sono devastato, tartassato, del tutto solo. Perché trattenere uno scrittore in un Paese, dove le sue opere non possono esistere? Chiedo una risoluzione umana: lasciarmi andare.” La sua richiesta non fu esaudita.

Alexandr Solženicyn è stato l’esempio più clamoroso della censura in un paese comunista come l’Unione Sovietica. Tutta la sua attività letteraria , dopo il grande successo nel 1962 di Una giornata di Ivan Denisovič, è caduta dapprima sotto gli attacchi di una critica prezzolata, poi dello stesso regime. Divisione Cancro, nonostante fosse stato approvato dall’Unione degli Scrittori, non arrivò mai alla pubblicazione, tanto che l’autore, il 16 maggio 1967, scrisse una lettera contro la censura che “gravava illegalmente sulla letteratura sovietica impedendo agli scrittori di esprimere giudizi sulla vita morale dell’uomo e della società”. Due anni dopo, Solženicyn fu radiato dall’Unione degli Scrittori “per comportamento antisociale”. L’assegnazione del Premio Nobel, l’8 ottobre 1970, scatenò una vera persecuzione contro lo scrittore, che rinunciò a recarsi a Stoccolma perché era consapevole che gli sarebbe stato impedito di tornare in patria. Il 2 febbraio 1974 Solženicyn fu arrestato e poi espulso dall’URSS. Poche ore prima di essere arrestato scrisse Vivere senza menzogna, inno alla libertà dell’uomo e al coraggio di affermare la verità, costi quel che costi.

Gabriella Elina Imposti è professore ordinario di Letteratura Russa all’Università di Bologna. Si è occupata di futurismo russo in confronto con il futurismo italiano, degli studi sulla versificazione russa agli inizi dell’Ottocento, di romanticismo russo e del suo rapporto con il romanticismo inglese, del fantastico nella letteratura russa. Infine ha scritto diversi saggi su Dostoevskij e Tolstoij e sulla cinematografia di Andrzej Wajda.

Giovanni Antonucci è docente universitario, critico teatrale e letterario, drammaturgo. Autore di una ventina di volumi, che spaziano dall’antichità ad oggi, ha scritto un capitolo su Il teatro in Russia nel suo volume Storia del teatro contemporaneo (Roma, Studium, 2008).

By Simon Friedrich

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